Per combattere l’evasione fiscale serve la tecnologia ma occorre anche fare squadra. Due cose che vanno di pari passo. L’ho ripetuto questa mattina intervenendo al convegno che la Cisl Toscana ha dedicato a fisco e concertazione. Il concetto è semplice e la mia affermazione può apparire anche banale nella sua semplicità, eppure questa sarebbe la vera rivoluzione della pubblica amministrazione e se non la si combatte tutti assieme rischiamo di avere le armi spuntate.
Per fare un esempio, ho ricordato che l’anno scorso la Regione ha recuperato oltre 140 milioni di euro di tasse non pagate. Non sono pochi, ma si potrebbe fare ancora meglio. Insieme ai Comuni abbiamo un progetto dotato di tutti gli strumenti informatici necessari. Un software che mette insieme le banche dati di ciascun ente aiutando a scovare in questo modo possibili incongruenze. Il sistema deve essere continuamente migliorato, ma più che altro dobbiamo puntare all’adesione di tutti i comuni toscani.
I soldi che recuperiamo sono fuori dal patto di stabilità e possono essere utilizzati per investimenti, dunque sono doppiamente importanti. Come sarebbe giusto che almeno una parte tornasse ai cittadini, abbassando le tasse a chi già le paga. Combattere l’evasione è una questione di giustizia e equità fiscale; ma è anche un elemento imprescindibile per provare a costruire manovre fiscali diverse. Perché uno dei drammi dell’Italia di oggi è che i redditi, in base alla dichiarazioni, si concentrano per lo più nelle fascia medio bassa: e così o li tocchi o nessuna manovra può essere oggi scritta. È pur vero che in questo contesto si possono fare delle scelte e quelle della Toscana sono state di non aumentare le tasse per il manifatturiero e aiutare i redditi delle famiglie a basso reddito.
L’altro tema che ho affrontato è stato quello della concertazione, oggetto specifico dell’incontro di oggi, strettamente connessa alla partecipazione. Anche in questo caso la tecnologia può essere di aiuto. Stiamo progettando nuovi modi perché per tutti possa essere più facile dire la propria sui bilanci della pubblica amministrazione e controllare se i soldi vengono davvero spesi per quello a cui erano destinati. Questo naturalmente non vuol dire sostituire la concertazione, che rimane uno strumento importante. Basta che sia, piuttosto, una concertazione non fatta tanto per fare ma innovativa. Se infatti a prevalere sono solo i propri interessi particolari e diventa uno strumento ragionieristico, allora non può che far male alla concertazione stessa. Se serve invece a dare nuove idee che producano azioni innovative per il miglioramento e il mantenimento dei sevizi, sapendo che le risorse sono sempre meno, allora è una concertazione utile.

La vera rivoluzione nella pa si chiama innovazione. E va combattuta tutti assieme.
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